(in foto la nuova Jeep Cherokee 2010, Gruppo Fiat-Chrysler)
Trascorso qualche giorno dalle prime notizie e ora che il dato è consolidato, possiamo ritenere il nuovo brillante utile operativo di Chrysler (III^ trimestre 2010) -pur a fronte del permanere di una situazione di non guadagno per via di tasse e ammortamenti- motivo di orgoglio e di riflessione per tutti gli italiani.
Orgoglio, perché il lavoro compiuto dall’AD Marchionne comporta un positivo ritorno di immagine per l’Italia intera, un Paese su cui fu lo stesso presidente Barack Obama a scommettere, individuando in Fiat il partner adatto a Chrysler.
Riflessione, perché Marchionne e il Gruppo Fiat-Chrysler, all’estero -si pensi ai guadagni provenienti dalla divisione sudamericana- sembrano riuscire meglio che in casa propria.
Certo, si tratta di mercati profondamente diversi. In Europa la domanda fatica più che altrove. E in Italia si è dinanzi a un duplice delicato passaggio: il primo è quello di una necessaria maturazione di relazioni industriali in senso europeo da parte di alcune frange del sindacato, finora bloccate su posizioni fortemente conservatrici; il secondo è legato al rinnovamento dei modelli di Fiat in un momento in cui la fusione con Chrysler crea molte aspettative e fiducia, come a Pomigliano, ma genera anche qualche legittimo timore dopo la vicenda di Termini Imerese -dove, però, il dialogo tra Azienda, Ministero ed Enti Locali prosegue.
Marchionne, partendo da Chieti, è riuscito a risollevare le fortune di un marchio -la Fiat- il cui destino pareva segnato. Ora, in America, egli potrà fare persino meglio di un altro italoamericano come Lee Iacocca, che salvò Chrysler nei primi anni ’80. Buoni auspici per l’Italia.
On. Amato Berardi